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Ogni incidente ha una storia a sé e quello avvenuto a Sant’Andrea due giorni fa ha ancora tanti punti da chiarire. La certezza è che sulla Statale 106 si continua a morire e che per l’ennesima volta è un ciclista a farlo. Un episodio che riporta attuale il tema connesso con l’inadeguatezza della strada che attraversa decine di paesi del Basso ionio in cui da tempo si chiede un intervento risolutivo anche per la creazione di piste ciclabili, praticamente assenti in tutta la costa della provincia di Catanzaro. Le eccezioni ci sono, ma si contano sulle dita di una mano e i progetti che rimangono appesi al destino dei Cis (Contratti Interistituzionali di Sviluppo) sembrano essersi persi nel nulla. A Soverato promettevano di realizzare un percorso ciclabile che dal lungomare dell’ippocampo avrebbe collegato la cittadina con i paesi limitrofi. Si erano effettuati i sopralluoghi per individuare il possibile tracciato, ma ancora dell’idea, che aveva riscontrato il favore degli abitanti del Basso ionio, non si sa nulla. Rimane così isolato il piccolo tracciato realizzato sul lungomare; percorso servibile al massimo per far appassionare al ciclismo i più piccoli, ma non certo a promuovere una viabilità alternativa. Situazione che ricalca di fatto quella di Stalettì in cui la pista ciclabile creata a ridosso della ex 106 rimane un progetto isolato. Percorsi creati dal nulla che nel nulla finiscono per un comprensorio per cui la viabilità sostenibile rimane una chimera. Si attende così di comprendere l’epilogo dello sbandierato progetto della ciclovia della Magna Graecia che vede proprio il comune soveratese tra quelli inseriti in un percorso che potrebbe cambiare le abitudini dei tanti turisti alloggiati nel comprensorio, in cui non ci sono trasporti pubblici efficaci per incentivare lo spostamento degli ospiti di alberghi e resort verso la città amministrata dal sindaco Daniele Vacca. Eppure le ragioni per creare percorsi ciclabili e pedonali sono evidenti anche guardando le statistiche degli incidenti mortali avvenuti negli ultimi anni che hanno coinvolto pedoni e ciclisti. L’Istat recentemente ha fotografato la situazione in Italia che riflette le medesime percentuali anche nel Catanzarese. L’indice di mortalità per chi va a piedi, tre ogni cento incidenti, è di 4,6 volte superiore alla mortalità degli occupanti di autovetture (0,7 su 100) e lo stesso valore è 1,8 volte più alto per i conducenti e i passeggeri di biciclette e monopattini che conta 1,2 morti ogni 100 sinistri. Nel 2012, segnala sempre l’Istat, gli incidenti che hanno coinvolto bici e monopattini sono aumentati facendo guadagnare all’Italia la famigerata definizione di “habitat insicuro”. Così continuando a manifestare la necessità di rendere più sicure le strade calabresi, i cittadini del comprensorio chiedono di partire da quelli più fragili anche prendendo come esempio le città del nord Europa che con provvedimenti legislativi hanno istituito zone a bassa velocità, capaci di abbassare quell’indice di mortalità ancora troppo alto. Tutto in attesa di vedere realizzata una metropolitana di superficie realmente non più rimandabile in un contesto in cui si annunciano nuove tragedie sulle strade della provincia catanzarese qualora non si intervenga in qualsiasi modo.
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Ogni incidente ha una storia a sé e quello avvenuto a Sant’Andrea due giorni fa ha ancora tanti punti da chiarire. La certezza è che sulla Statale 106 si continua a morire e che per l’ennesima volta è un ciclista a farlo. Un episodio che riporta attuale il tema connesso con l’inadeguatezza della strada che attraversa decine di paesi del Basso ionio in cui da tempo si chiede un intervento risolutivo anche per la creazione di piste ciclabili, praticamente assenti in tutta la costa della provincia di Catanzaro. Le eccezioni ci sono, ma si contano sulle dita di una mano e i progetti che rimangono appesi al destino dei Cis (Contratti Interistituzionali di Sviluppo) sembrano essersi persi nel nulla. A Soverato promettevano di realizzare un percorso ciclabile che dal lungomare dell’ippocampo avrebbe collegato la cittadina con i paesi limitrofi. Si erano effettuati i sopralluoghi per individuare il possibile tracciato, ma ancora dell’idea, che aveva riscontrato il favore degli abitanti del Basso ionio, non si sa nulla. Rimane così isolato il piccolo tracciato realizzato sul lungomare; percorso servibile al massimo per far appassionare al ciclismo i più piccoli, ma non certo a promuovere una viabilità alternativa. Situazione che ricalca di fatto quella di Stalettì in cui la pista ciclabile creata a ridosso della ex 106 rimane un progetto isolato. Percorsi creati dal nulla che nel nulla finiscono per un comprensorio per cui la viabilità sostenibile rimane una chimera. Si attende così di comprendere l’epilogo dello sbandierato progetto della ciclovia della Magna Graecia che vede proprio il comune soveratese tra quelli inseriti in un percorso che potrebbe cambiare le abitudini dei tanti turisti alloggiati nel comprensorio, in cui non ci sono trasporti pubblici efficaci per incentivare lo spostamento degli ospiti di alberghi e resort verso la città amministrata dal sindaco Daniele Vacca. Eppure le ragioni per creare percorsi ciclabili e pedonali sono evidenti anche guardando le statistiche degli incidenti mortali avvenuti negli ultimi anni che hanno coinvolto pedoni e ciclisti. L’Istat recentemente ha fotografato la situazione in Italia che riflette le medesime percentuali anche nel Catanzarese. L’indice di mortalità per chi va a piedi, tre ogni cento incidenti, è di 4,6 volte superiore alla mortalità degli occupanti di autovetture (0,7 su 100) e lo stesso valore è 1,8 volte più alto per i conducenti e i passeggeri di biciclette e monopattini che conta 1,2 morti ogni 100 sinistri. Nel 2012, segnala sempre l’Istat, gli incidenti che hanno coinvolto bici e monopattini sono aumentati facendo guadagnare all’Italia la famigerata definizione di “habitat insicuro”. Così continuando a manifestare la necessità di rendere più sicure le strade calabresi, i cittadini del comprensorio chiedono di partire da quelli più fragili anche prendendo come esempio le città del nord Europa che con provvedimenti legislativi hanno istituito zone a bassa velocità, capaci di abbassare quell’indice di mortalità ancora troppo alto. Tutto in attesa di vedere realizzata una metropolitana di superficie realmente non più rimandabile in un contesto in cui si annunciano nuove tragedie sulle strade della provincia catanzarese qualora non si intervenga in qualsiasi modo.
Ogni incidente ha una storia a sé e quello avvenuto a Sant’Andrea due giorni fa ha ancora tanti punti da chiarire. La certezza è che sulla Statale 106 si continua a morire e che per l’ennesima volta è un ciclista a farlo. Un episodio che riporta attuale il tema connesso con l’inadeguatezza della strada che attraversa decine di paesi del Basso ionio in cui da tempo si chiede un intervento risolutivo anche per la creazione di piste ciclabili, praticamente assenti in tutta la costa della provincia di Catanzaro. Le eccezioni ci sono, ma si contano sulle dita di una mano e i progetti che rimangono appesi al destino dei Cis (Contratti Interistituzionali di Sviluppo) sembrano essersi persi nel nulla. A Soverato promettevano di realizzare un percorso ciclabile che dal lungomare dell’ippocampo avrebbe collegato la cittadina con i paesi limitrofi. Si erano effettuati i sopralluoghi per individuare il possibile tracciato, ma ancora dell’idea, che aveva riscontrato il favore degli abitanti del Basso ionio, non si sa nulla. Rimane così isolato il piccolo tracciato realizzato sul lungomare; percorso servibile al massimo per far appassionare al ciclismo i più piccoli, ma non certo a promuovere una viabilità alternativa. Situazione che ricalca di fatto quella di Stalettì in cui la pista ciclabile creata a ridosso della ex 106 rimane un progetto isolato. Percorsi creati dal nulla che nel nulla finiscono per un comprensorio per cui la viabilità sostenibile rimane una chimera. Si attende così di comprendere l’epilogo dello sbandierato progetto della ciclovia della Magna Graecia che vede proprio il comune soveratese tra quelli inseriti in un percorso che potrebbe cambiare le abitudini dei tanti turisti alloggiati nel comprensorio, in cui non ci sono trasporti pubblici efficaci per incentivare lo spostamento degli ospiti di alberghi e resort verso la città amministrata dal sindaco Daniele Vacca. Eppure le ragioni per creare percorsi ciclabili e pedonali sono evidenti anche guardando le statistiche degli incidenti mortali avvenuti negli ultimi anni che hanno coinvolto pedoni e ciclisti. L’Istat recentemente ha fotografato la situazione in Italia che riflette le medesime percentuali anche nel Catanzarese. L’indice di mortalità per chi va a piedi, tre ogni cento incidenti, è di 4,6 volte superiore alla mortalità degli occupanti di autovetture (0,7 su 100) e lo stesso valore è 1,8 volte più alto per i conducenti e i passeggeri di biciclette e monopattini che conta 1,2 morti ogni 100 sinistri. Nel 2012, segnala sempre l’Istat, gli incidenti che hanno coinvolto bici e monopattini sono aumentati facendo guadagnare all’Italia la famigerata definizione di “habitat insicuro”. Così continuando a manifestare la necessità di rendere più sicure le strade calabresi, i cittadini del comprensorio chiedono di partire da quelli più fragili anche prendendo come esempio le città del nord Europa che con provvedimenti legislativi hanno istituito zone a bassa velocità, capaci di abbassare quell’indice di mortalità ancora troppo alto. Tutto in attesa di vedere realizzata una metropolitana di superficie realmente non più rimandabile in un contesto in cui si annunciano nuove tragedie sulle strade della provincia catanzarese qualora non si intervenga in qualsiasi modo.