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“Però Parlatene”. Vincenzo Chindamo: “o partecipiamo alla rinascita o alla ‘ndranghetizzazione della nostra terra”

Cala il silenzio nell’auditorio di “Però Parlatene” l’evento promosso dal comune di Montauro, quando a parlare è Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, l’imprenditrice giustiziata dalla ‘Ndrangheta nel 2016.  La sua “colpa” è quella di aver difeso i propri terreni, gli stessi che avevano attratto le attenzioni della malavita locale. 

<<Ricordo ancora bene quel giorno. Era il 6 maggio del 2016- spiega Vincenzo Chindamo- arrivai davanti al cancello dei terreni di mia sorella subito dopo che successe il fatto. Trovai la macchina con l’autoradio e il motore acceso. La borsa accanto al sedile e l’operaio che non sapeva cosa raccontare. Ricordo il silenzio; il silenzio imposto in un luogo in cui Maria pensava di realizzare il proprio progetto lavorativo. Pensava di portare avanti la sua famiglia che l’anno prima aveva subito un pesante lutto per il suicidio del Marito. Quel silenzio era emblematico; è l’ambiente della cultura criminale ed era stato imposto in quel pezzo di terra a tanti altri cittadini. Quel silenzio mi ha fatto paura, mi ha terrorizzato e forse era questo l’intento che ha la ‘ndrangheta. Chi ne fa parte oltre che essere un mafioso è un terrorista. Mia sorella è stata vittima di un’esecuzione e io mi sono sentito terribilmente solo nei primi momenti dopo la sua morte. Sono arrivati i carabinieri,  mi facevano domande che non capivo. La nostra vita era normale, di gente perbene. Iniziai a dire quello che sapevo. E da lì capì che quel silenzio che mi aveva terrorizzato doveva essere il mio principale nemico. Iniziai a raccontare la storia della scomparsa di Maria se non l’avessi fatto avrei fatto il gioco di quel gruppo mafioso. Iniziai a parlarne in pubblico e nelle scuole, poi in un incontro un ragazzo mi chiese “le é mai venuto in mente si farsi giustizia da solo?”. Una domanda banale e comune. Ho percepito che in quel momento avevo il coinvolgimento dei miei uditori e ho capito che era quello il modo per farmi giustizia da solo. Arrivarono in seguito tante iniziative e tanta gente mi prospettava di organizzare sul luogo della scomparsa qualcosa. Ci riunimmo: associazioni volontari. Organizzammo il primo sit in davanti al cancello dove Maria era stata fatta scomparire. Da lì in poi quel luogo di terrore ogni 6 maggio si é colorato di rinascita: gruppi scuole, associazioni, politici, tutti lì a non essere terrorizzati. Oggi quella strada è rinascita è chiasso è colori. Oggi a Limbadi nella strada principale che porta al paese, 450 facenti parti di quel clan,  passano davanti al cancello dei terreni di Maria e leggono “controlliamo noi le terre di Maria”. In quella terra hanno anche rubato e un comitato spontaneo con una raccolta fondi ha finanziato l’installazione di un sistema di video sorveglianza apponendo un cartello su cui si leggono queste parole. Stare in Calabria è difficile, o partecipiamo alla rinascita o alla ‘ndranghetizzazione della nostra terra. 

L’ARTICOLO SULL’INIZIATIVA “PERò PARLATENE” DI MONTAURO QUI

L’INTERVENTO DEL SOSTITUTO PROCURATORE DI CATANZARO GRAZIELLA VISCOMI

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