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Depuratori gestiti in maniera illecita, eseguite 18 misure cautelari. A Montepaone valori più del doppio di quelli normali

Depuratori gestiti in maniera illecita e senza effettuare la manutenzione prevista, formulari di smaltimento falsificati e pagamenti effettuati dai Comuni per servizi mai eseguiti dalle società di gestione.

È questo il cuore dell’indagine in materia ambientale coordinata dalla DDA di Catanzaro ed eseguita dai Carabinieri del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica e del Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi, che ha interessato tutte e cinque le province calabresi e ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari, di cui 4 in carcere, 13 ai domiciliari e un obbligo di dimora.

Le ipotesi di reato contestate vanno dall’inquinamento ambientale, alla frode in pubblica fornitura, passando dal traffico illecito di rifiuti. Sei le società sottoposte a sequestro per un valore di 10 milioni di euro.

L’attenzione degli investigatori si è focalizzata sul funzionamento dei depuratori sparsi sul territorio regionale, su 34 dei quali sarebbe stata accertata una cattiva gestione. In particolare su 11 di questi è stato accertato lo sversamento nei fiumi, nei terreni e nel mare, con la conseguente rilevanza penale per il reato di inquinamento ambientale. 

Da quanto emergerebbe dalle indagini, le società si sarebbero aggiudicate le gare d’appalto con forti ribassi, in un caso addirittura del 54%, a causa dei quali sarebbe stato praticamente impossibile svolgere il servizio. In molti casi, infatti, non sarebbe stata eseguita la manutenzione ordinaria degli impianti, causando lo sversamento delle acque reflue. 

Le società di gestione, poi, avrebbero falsificato i formulari di smaltimento dei rifiuti, non effettuando di fatto tale servizio, ma ottenendo comunque il relativo pagamento da parte dei Comuni.

L’inchiesta vede il coinvolgimento anche di diversi responsabili degli uffici tecnici dei comuni proprio in relazione al reato di frode in pubblica fornitura.

Nel corso dell’indagine numerosi sono stati i rilevamenti disposti dalla Procura al personale tecnico per monitorare lo stato delle acque, riscontrando in diversi casi risultati fuori norma.

In particolare in un caso sarebbero stati rilevati valori di inquinamento delle acque più del doppio di quelle normali: si tratta del depuratore di Montepaone, alla foce del fiume Beltrame. 

Altre irregolarità sono state riscontrate al depuratore di Caraffa di Catanzaro.

Secondo quando emerso, le acque non sarebbe state trattate e smaltite correttamente, ma sversate nei fiumi e nei terreni circostanti.

“Si tratta – ha detto in conferenza stampa il procuratore facente funzioni Capomolla – di un’attività di indagine che ha riguardato numerosi reati: inquinamento ambientale, frode nelle pubbliche forniture, attività organizzata nel traffico di rifiuti.

Sono profili di carattere tecnico che attengono alla materia dell’impianto di depurazione, sia il trattamento delle acque sia il trattamento rifiuti. Ecco perché sono stati richiesti interventi di gruppi specializzati dei carabinieri come il Comando per la Tutela ambientale e la sicurezza energetica e il Comando per la Tutela forestale e dei parchi. È stato cosi possibile fare approfondimenti che hanno consentito di inquadrare tutto in un contesto associativo che è rappresentato dalla strategia imprenditoriale della società che gestivano i depuratori in tutti e cinque le province calabresi, gestivano nella prospettiva di non svolgere tutto ciò che era nei contratti d’appalto con risparmi che erano a discapito della tutela dell’ambiente”.

Grave inquinamento ambientale dei depuratori: maxi operazione dei Carabinieri nelle province di Catanzaro, Vibo e Cosenza – MoveOn Calabria

Operazione “Scirocco”, 18 misure cautelari, 5 depuratori sequestrati e 12 indagati a piede libero di cui 4 funzionari comunali – MoveOn Calabria

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