Con La “fadda” si recupera la storia

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Un momento di riflessione profonda che intreccia tradizione e contemporaneità nell’antico rito religioso popolare della “Fadda”. A recuperarlo la Proloco di Soverato su spinta del presidente Giuseppe Chiaravalloti e del laboratorio artigianale soveratese di Lea Urzino, che realizza un gioiello in agata bianca e oro, donato alla comunità. 

A dare un valore aggiunto alla giornata, l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace Mons. Claudio Maniago che, nella sua prima visita pastorale in città, consegnando ai fedeli la storia di un filo tradizionalmente annodato dalle donne recitando una preghiera, disegna un cammino di vita capace di dare significanti e significati all’esistenza umana. <<È importante dare spazio alle tradizioni- spiega il vescovo- perché questo significa dare spazio alla vita. Oggi nella quotidianità abbiamo perso l’abitudine di ringraziare Dio al nostro risveglio per averci regalato una nuova giornata; ci accorgiamo del valore del tempo soltanto quanto qualche evento ci ricorda quanto sia prezioso>>. La Fadda, si ricorda all’interno di una suggestiva celebrazione era un lungo filo di cotone in cui le donne recitando un “Ave Maria” stringevano un nodo al giorno e, in alcuni paesi intrecciavano un nastrino di diverso colore ogni dieci nodi. L’etimologia di “Fadda”, ha ricostruito lo storico stoveratese Ulderico Nisticò,  probabilmente in origine “farda”, connesso a “fardala”, grembiale, a “ ‘mpardara”, e all’italiano “falda”, o “fardello”, spagnolo “fardo”, francese “fard”, si fa risalire all’antico tedesco “farawjan”, colore. Significa, per estensione, frangia, striscia, orlo e, in genere, stoffa colorata. I fili di cotone per la Fadda, aveva spiegato in una sua ricerca lo storico, venivano intrecciati in casa, come si faceva anticamente per i vestiti di lana, lino, ginestra e di cotone. Nell’anno di preghiera le donne stringevano 365 nodi o 366 nei bisestili. <<Quel filo- spiega Katia Urzino direttore artistico del laboratorio orafo soveratese- oggi diventa un gioiello: il gioiello della città di Soverato. La presenza del vescovo rappresenta il suggello per diventare ancor più comunità in una giornata che diventa quella del “grazie”>>. 

La costumanza secolare della Fadda è stata richiamata da don Giorgio Pascolo in una giornata che diventa storica per la sua comunità. 

<<Era talmente importante- ricorda il presidente della Proloco Chiaravalloti- che prima di morire le donne chiedevano venisse deposto nella loro bara>>. 

<<Ho accolto con gioia l’idea di Katia e Lea Urzino- spiega Don Giorgio Pascolo-di realizzare nel loro laboratorio orafo “a fadda” affinché questa antica devozione alla Madonna potesse essere conosciuta dalle giovani generazioni. La Proloco ha contribuito a organizzare una solenne celebrazione nel mese in cui si ricorda la Madonna del Rosario. La Fadda veniva intrecciata dal 15 agosto, giorno solenne dell’Assunzione in cielo della Madonna fino al 15 agosto successivo, quando, con grande gioia, in chiesa, il fedele si recava a pregare l’intera Fadda, ossia tutte e 365 o 366 ave Maria, simbolo di vita e di eternità>>. 

La “Fadda” diventa un prezioso gioiello che sarà esposto in maniera permanente nella chiesa di Maria Santissima Addolorata a Soverato superiore, nello stesso luogo in cui si custodisce la preziosa Pietà del Gagini. Ricorda la storia che è quella di molte comunità calabresi prendendo una particolare forma nell’arte di Lea Urzino maestra orafa soveratese che ha realizzato l’opera arricchendola di molti significati simbolici. 

<<Tutto- spiega la direttrice artistica del laboratorio Katia Urzino- è partito oltre un anno fa, quando nel giorno di ferragosto, quello in cui si celebra l’Assunta, siamo venuti a conoscenza di questa antica tradizione. La “Fadda” è solitamente realizzata in materiale povero con fili annodati, interrotti in ogni decina da un fiocco colorato. Non è una tradizione esclusiva di Soverato ma un’usanza presente anche in molte zone del Reggino che però oggi non tutti conoscono. Abbiamo deciso di realizzarne una versione preziosa per mantenerne viva la tradizione. La nostra Fadda è realizzata in oro e agata bianca. Emergono quindi due colori: il bianco simbolo della purezza che richiama la Madonna e l’oro simbolo di luce che richiama Dio. Anche la nostra opera è stata realizzata in un anno, seguendo la tradizione, ed è stata ultimata nello scorso mese di agosto. All’interno c’è una particolarità con una placca in oro che raffigura la maternità e una croce che rappresenta Dio>>. Sono 365 le sfere sfaccettate di agata bianca separate da granuli d’oro da una forma irregolare. 

<<Abbiamo utilizzato l’agata bianca per la purezza del suo colore- continua Katia Urzino- che non sarebbe potuta emergere con l’uso di perle. Ogni dieci sfere sono stati inseriti dei piccoli granuli a forma di cratere, dai contorni imperfetti per rappresentare l’imperfezione dell’animo umano che va verso Dio. La nostra Fadda è stata donata alla città con l’intento di lasciarla esposta nella chiesa di Soverato superiore nello stesso luogo in cui si trova la Pietà, adagiata sul cuscino realizzato da Ornella Tropea che, insieme a Massimo Rudy fotografo ufficiale della “Fadda”, hanno collaborato al progetto>>.