Le condizioni atmosferiche costringono a un cambio di programma, ma la location non ferma il successo della prima edizioni di “Vaf- Vivendu artigiani in fiera”. Molto più che una fiera dedicata all’enologia: quella organizzata da quattro appassionati soveratesi, diventa un lungo viaggio nella cultura enologica calabrese, un racconto di quelle piccole produzioni biologiche e biodinamiche che, tra tradizione e innovazione, propongono dei prodotti interessanti e capaci di aprire un varco non solo nel mercato settoriale, ma anche in quello di un turismo enogastronomico poco cavalcato a queste latitudini. A confermarlo il sold out dei biglietti di ingresso della manifestazione che accoglie oltre 40 cantine dalla Calabria e non solo.
Tutte coinvolte nella degustazione di vini che diventano il racconto di piccoli spaccati di vita calabrese in cui si scoprono quelle sfumature di un mondo tutto ancora da scoprire. A volerlo promuovere i quattro organizzatori, Teodoro Sgrò, Antonio Cristofaro, Pietro Abbruzzo e Serena Merlino che, archiviata la prima edizione della manifestazione, pensano alla calendarizzazione di un evento realizzato in collaborazione con la locale amministrazione comunale.
<<Siamo arrivati a ospitare 40 cantine per la maggiorparte rappresentate dai vignaioli- spiega Teodoro Sgrò- provenienti dalla Calabria, ma anche da fuori regione con realtà siciliane, lucane, campane, piemontesi, veneti e toscane. Abbiamo avuto un flusso continuo di visitatori nonostante le condizioni meteo hanno determinato un trasferimento di location costringendoci ad allestire tutto all’interno del palazzetto soveratese. Abbiamo raccolto entusiasmo e partecipazione nei confronti di una manifestazione in cui abbiamo avuto il sold out dei biglietti. Siamo stanchi, ma contenti e speriamo in futuro di poter riproporre l’iniziativa in chiave ancora più estesa, ospitando quelle cantine che, per questioni logistiche, sono rimaste fuori dalla prima edizione>>. All’interno dell’evento anche una masterclass con la partecipazione di Giorgio Fogliani che traccia i capisaldi della storia, della geografia, dei vitigni e del terroir dell’area di Cirò con una degustazione di 9 vini tra cui era presente una vecchia annata di dieci anni di un rosè che ha dimostrato la possibilità di questi vini di evolvere nel tempo. <<Tutto parte da un libro scritto nel 2017- spiega Fogliani- tra cui uno dedicato al territorio di Cirò che è una delle zone enologiche più sottovalutate d’Italia, ricca di storia, ma anche di una dinamica interessante di giovani produttori con delle proposte realmente interessanti. Di Cirò si fanno solo 4 milioni di bottiglie in tutta la denominazione e sono ancora troppo poche, è un vino difficile: se pensiamo al Cirò rosso parliamo di un vino tannico e squisitamente mediterraneo di difficile approccio per un certo tipo di bevitori. La situazione sta però cambiando grazie a imprenditori che pur rispettando l’identità tannica del gaglioppo producono vini sempre di maggiore qualità>>.
