Questione economica o morale? I cittadini di Soverato non hanno dubbi e chiedono provocatoriamente all’Opera salesiana la restituzione di quei terreni donati dalle Sorelle Scoppa per edificare l’istituto per il quale è stata depositata all’Usr un’istanza di chiusura. Un’azione che alimenta il sentimento di delusione di una cittadina che ai salesiani chiede conto dell’azione che tradisce i buoni intenti con cui le sorelle Scoppa avevano ceduto i terreni su cui era stato edificato l’istituto che, per oltre un secolo, ha formato diverse generazioni.
La storia risale al 1904 anno in cui la Baronessa Maria Caterina Scoppa, Marchesa di Cassibile, firmava il testamento con il quale lasciava a don Rua tutti i territori di Acciarello in Soverato, con l’obbligo di edificare una chiesa in onore di S. Antonio di Padova e la terza sorella, Alfonsina Scoppa Marchesa di Francia, con un atto del 21 febbraio del 1908 consegnava a don Piccollo, Ispettore salesiano della Sicilia, la somma di 110 mila lire con l’obbligo di «mantenere, educare cristianamente ragazzi calabresi, avviandoli o alle arti, o all’agricoltura, o agli studi». Il 24 marzo iniziarono i lavori per erigere la chiesa di S. Antonio e il 10 maggio dello stesso anno don Rua benedisse la prima pietra. I Salesiani non attesero che fossero terminati i lavori della casa e della chiesa per iniziare il lavoro apostolico a Soverato: don Paolo Scelsi, confratello della casa di Borgia, aprì l’oratorio festivo dal sabato al lunedì. Finalmente nel maggio del 1911 dopo la benedizione della nuova chiesa, con casa annessa, l’oratorio si stabilì definitivamente nella nuova sede. Nel novembre del medesimo anno vennero aggiunte le scuole elementari private diurne e serali, autorizzate dal Governo. Iniziava così la storia di apostolato e di educazione umana, culturale e cristiana, che l’Istituto salesiano di Soverato, fedele alla sua missione, ha svolto fino all’annuncio di chiusura, giustificato da un mero calcolo economico tra entrate e uscite, che stride con il patto educativo siglato con l’intera comunità che oggi si sente tradita e abbandonata. © Riproduzione riservata