La sentenza di primo grado non ha soddisfatto la Procura della Repubblica di Catanzaro che, per l’imputato della morte di Simona Cavallaro, aveva chiesto 15 anni di condanna. Si torna quindi a chiedere una pena maggiore per il pastore proprietario del gregge e del branco di cani da guardiania che ha ucciso la giovane ragazza di Soverato nella Pineta di Monte Fiorino a Satriano. Per la Procura, i tre anni di reclusione sentenziati dal Gup non tengono conto di diversi aspetti della tragica vicenda che si chiede di rivalutare.
Nella visione dei magistrati, il Gup aveva tralasciato elementi importanti, formulando una pena troppo bassa nei confronti dell’ imputato, accusato anche di introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui, pascolo abusivo, invasione di terreni ed edifici. Tra questi l’ “abitudine del pastore di lasciare pascolare arbitrariamente il gregge in un’area attrezzata per pic nic, senza alcuna autorizzazione, nell’ambito di un’attività di pastorizia esercitata all’insegna dell’illegalità” e “l’atteggiamento del pastore che in più casi aveva rivendicato come di sua proprietà i terreni destinati per loro natura a ospitare visitatori, noncurante che la presenza del gregge e dei cani da guardiania avesse già creato problemi”. Altro elemento che si chiede di considerare è quello legato alle segnalazioni precedenti alla morte di Simona sulla pericolosità dei cani che avevano già dimostrato la loro aggressività e la relazione tecnica dello specialista che aveva sottolineato come i maremmani per loro natura sono portati ad atteggiamenti aggressivi per la protezione del gregge di cui sono posti al seguito.