Una mafia sempre più a vocazione imprenditoriale e transfrontaliera, la DIA, Direzione Investigativa Antimafia, traccia il nuovo volto della ‘ndrangheta, inquadrandola come dominatrice indiscussa della scena criminale.
Il rapporto semestrale presentato dal Ministro dell’Interno al Parlamento, ha illustrato l’attività svolta e i risultati conseguiti dall’organo investigativo interforze nel semestre luglio-dicembre 2022.
Confermando “che le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie”. Oggi, le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite. Si tratta di “modi operandi” dove si cerca sia di rafforzare i vincoli associativi mediante il perseguimento del profitto e la ricerca del consenso approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree, sia di stare al passo con le più avanzate strategie di investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari come Recovery Fund e PNRR.
“L’idea che la criminalità organizzata rilevi solo in termini di ordine pubblico o sia confinata entro ristretti limiti nazionali – continua la relazione – è un’idea superata che si ripercuote negativamente sull’efficacia delle misure di contrasto stabilite nei vari ordinamenti nazionali.” Viene, pertanto ribadita la necessità di una conoscenza approfondita e condivisa del fenomeno criminale, valorizzando le sinergie e le “best practices”, con il coinvolgimento di tutti gli attori della cooperazione internazionale di polizia giudiziaria, almeno a livello europeo.
Prioritario diventa il contrasto alle mafie, che ormai da tempo hanno fatto il salto di qualità, divenendo tecnologiche e “multinazionali”, caratterizzate “da un ambiente in rete dove la cooperazione tra criminali è fluida, sistematica e guidata da un focus orientato al profitto.” Tra le organizzazioni mafiose si va sempre più affermando la tendenza a mutuare i modelli organizzativi e le strutture aziendali dove si fa sistematicamente “networking” (lavoro in rete), coinvolgendo nelle attività illecite imprenditori senza scrupoli che non hanno la piena consapevolezza del calibro criminale dei soggetti con cui interagiscono, anche se questi non esitano a ricercarne il contatto.
“Come nell’ambito economico-imprenditoriale, in assenza di un rapporto gerarchico ed un controllo verticistico, prevalgono le relazioni di rete, le forme di collaborazione e le competenze diverse che, messe in comune, restituiscono reciproci vantaggi pur non necessitando rapporti e relazioni con tutti i partner della rete criminale.”
Una trasformazione in perenne movimento quella della criminalità organizzata, che mette in atto processi in continua evoluzione e all’avanguardia, passando dal “lavorare – Networking” in rete dei criminali al “collavorare – Coworking” (lavorare insieme) nella rete di relazioni criminali.
“È così, che mediante il coinvolgimento di liberi professionisti, imprenditori senza scrupoli e aziende cartiere, si realizza il riciclaggio o si perseguono attività anche apparentemente lecite. È una mafia silente che predilige il mimetismo (segretezza) e l’ibridizzazione con le imprese in cui si radica e che stabilisce relazioni e legami privilegiando la via della convenienza a quella della violenza. La configurazione in “cluster” di aziende permette di realizzare filiere integrate e articolate, distribuite sul territorio internazionale, che tramite la diversa localizzazione consente movimentazioni di risorse che apparentemente sono oggetto di normali interazioni economiche, celando allocazioni di denaro (i ricavi e le provviste realizzati dalle aziende mafiose sedenti in un paese, mediante una filiera di passaggi mimetizzati, alimentano la liquidità e gli investimenti delle aziende mafiose sedenti altrove). La capacità di adattamento delle mafie, le interazioni multietniche e lo sfruttamento delle capability tecnologiche ha visto il crimine organizzato assumere una dimensione globale, costituendo una crescente e mutevole minaccia per tutti gli stati e la società mondiale.”