Una preziosa testimonianza di uno dei periodi più bui della Calabria, capace di condizionare la sua storia futura come non è forse mai stato percepito. La presentazione a Soverato de “Il sequestro Matarazzi” diventa presto occasione di confronto e riflessione profonda sulla genesi dell’esodo dei grandi imprenditori dalla Calabria ricostruito nella conversazione tra l’autore, il giornalista volto storico della Rai Pietro Melia e il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. Il nastro si riavvolge al 1975 anno del rapimento del giovane Tobia Matarazzi protagonista di un sequestro anomalo, concluso in 25 giorni con la sua liberazione senza il pagamento del riscatto. Da sfondo la mobilitazione della cosca egemone in quel territorio e l’intervento della malavita locale accanto a quello dello Stato. <<La stagione dei sequestri è stato il ventennio più buio della storia della Calabria; è partito da lì un decadentismo- spiega Gratteri- da cui non si è mai ripresa. É stata spazzata via un’intera classe dirigente e quel posto è stato preso dai capi mafia che allora erano pastori e muratori. Ne paghiamo ancora oggi il costo sul piano della credibilità: ha origine così il mancato decollo dell’economia di questa regione>>.Tobia Matarazzi oggi è ultrasettantenne e non vive più in Calabria, al tempo del rapimento di anni ne aveva 26. La sua storia raccontata nel libro intervista di Pietro Melia va al di là della vicenda di cronaca, entrando con disarmante sincerità nell’intimità della storia personale di chi l’ha vissuta.
<<Quando ho incontrato Matarazzi- spiega l’autore- ho capito che aveva l’esigenza di tirar fuori qualcosa che non si era lasciato alle spalle. Il libro incrocia nella sua storia un pezzo di storia della nostra regione. In un territorio immune dai sequestri di persona, il 2 gennaio del 1975 venne ucciso il capo dei capi Antonio Macrì che era contrario ai rapimenti e al traffico di droga. Subito dopo cambiò tutto per la nostra terra e questo libro aiuta a capire il perché>>.