“Serve la legislazione. Ma serve soprattutto una rivoluzione culturale”. Il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro interpreta così l’obiettivo alla base del dibattito “Il percorso rosa, l’evoluzione legislativa: strategie di contrasto e prevenzione della violenza di genere” promosso da Astarte e dal sindacato di Polizia FSP.
“Non sono d’accordo- continua il sottosegretario richiamando il voto unanime sul decreto legge sul femminicidio- sulla tesi del patriarcato perché credo che ci sono tantissimi uomini che rispettano le donne. La legge non basta. Sono per la pena certa, non soltanto sul femminicidio. Nel decreto sono state aggiunte somme importanti per i Centri anti violenza”.
I lavori, dell’incontro di formazione e informazione, moderati dal vice presidente della sigla sindacale, Franco Maccari, sono stati aperti dal questore di Catanzaro Paolo Sirna che ha esortato le varie agenzie educative a fare ognuno la propria parte: “Tutti devono la propria parte- il commento del questore- dalla scuola alla famiglia, alla Chiesa, passando per le associazioni sino alle Forze dell’Ordine”.
Storie che si incrociano e testimonianze di esperienze vissute arricchiscono di contenuti l’incontro in cui trova spazio anche l’esperienza della promotrice dell’iniziativa, Maria Grazia Muri, presidente dell’associazione Astarte:
“Ho subito violenza tanti anni fa- ha spiegato al pubblico presente- l’ultima volta fu il giorno del compleanno di mia figlia nel 2006. Intervenne la polizia e i poliziotti che mi invitarono ad andare al Pronto Soccorso e poi in questura. Andai in ospedale con mia figlia. Poi denunciai. Fu così che il mio ex compagno venne arrestato. Di quei momenti ricordo la vicinanza dei poliziotti”.
Vittime dirette, ma anche indirette di violenze domestiche da combattere con un cambio di passo culturale che deve essere inserito nell’educazione dei più piccoli: è questo l’invito di Elisabeth Rosanò, da bambina affidata a un orfanotrofio dopo che la madre venne uccisa da suo padre a pochi passi da lei e dai suoi fratelli.