Le donne che leggono sono pericolose, suggerisce l’iniziativa organizzata dalla “Biblioteca delle Donne” di Soverato che, nell’ultima delle tre giornate di incontri culturali organizzati nella cornice della Ex Comac, rende evidente che quelle che scrivono e fotografano posso esserlo anche di più. Tre dimensioni della cultura indagate attraverso incontri, un concorso fotografico e la proiezione di film inseriti nel cartellone di “Donne e vita”, il momento di riflessione collettivo sui diritti negati e persi da molte donne che abitano un mondo che va avanti a diverse velocità. Da un lato quello occidentale, in cui il processo di emancipazione non è ancora terminato, ma ha portato all’abbattimento di molte resistenze culturali e ambientali; dall’altro gran parte di quello orientale e dei paesi sottosviluppati in cui i diritti negati sono anche quelli sul proprio corpo e sulla gestione della propria vita. Da sfondo alla serata conclusiva l’esperienza sul campo della giornalista Giusy Criscuolo, reporter che ha raccontato dal fronte la storia delle popolazioni al centro dei conflitti più cruenti degli ultimi anni. Una testimonianza, la sua, che riprende il filo di una discussione aperta da decenni, ma che continua a non trovare una soluzione: quella sulle donne e l’Iran. Il 15 agosto 2021 e il 16 settembre 2022 rappresentano due date cruciali che hanno determinato uno stravolgimento del panorama internazionale globale segnando la storia di due Paesi come l’Afghanistan e l’Iran e con loro la vita e le sorti di intere generazioni di donne, ragazzi e bambini.
Il ritorno delle truppe a Kabul e il ritorno al potere dei talebani ricorda la giornalista, ha significato per donne e bambine afgane la perdita di ogni diritto conquistato negli ultimi 20 anni, con una serie di divieti che di fatto annullano qualsiasi possibilità di vita fuori dalle mura domestiche per le donne e le bambine afghane, tra cui anche quello di lavorare e di svolgere professioni, di uscire di casa se non accompagnate da un Mahram (parente stretto come padre, fratello o marito), di studiare in scuole, università o altre istituzioni educative.
“Donne, vita e libertà – spiega Giusy Criscuolo- è il motto che viene utilizzato in Iran da otto mesi; da quando Masha Amini, donna di origine curda è morta perché indossava il velo in modo, secondo loro, errato. Questa lotta ha un significato, ma l’occhio di bue è puntato su tutt’altre realtà, non su quella dell’Iran. Nei primi mesi si è parlato di rivolte popolari, ma poi sulle vicende delle donne iraniane è calato il silenzio. In questo momento stanno lottando da sole. La situazione è peggiorata di gran lunga. La cosiddetta “polizia morale” non è stata abolita come i media hanno cercato di far credere. Le è stato cambiato nome, ma è tornata in un Paese in cui stanno promuovendo nuove leggi sulla castità e la libertà personale”.