Era il 23 novembre 2020, quando Sergio Giana, 38 anni di Badolato, chiese un appuntamento a Loredana Scalone, 51enne residente a Stalettì, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale. Arrivò armato di coltello da cucina e dopo aver aspettato che la Scalone finisse di lavorare, si recarono insieme alla Scogliera di Pietragrande di Stalettì, dove fu consumato il terribile omicidio. Ventotto coltellate al collo, al capo, al torace e al dorso, per poi occultare il cadavere in una insenatura tra gli scogli: per ben due volte tornò sul luogo del delitto per ripulire le macchie di sangue e alterare la scena criminis. Questa la ricostruzione della Procura, che al termine della requisitoria aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato.
La Corte d’Assise di Catanzaro, ieri, ha emesso la sentenza, condannando a venticinque anni di reclusione Sergio Giana, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Maiolo Staiano e Marta Staiano.
Delusione da parte dei familiari della vittima che speravano fosse inflitta la pena dell’ergastolo richiesta dal Pubblico ministero, come anche da parte dell’avvocato della difesa Arturo Bova, che entrando più nel tecnico, ha spiegato che il Tribunale non ha riconosciuto i motivi futili e abietti. “Questo primo grado di giudizio – affermano i familiari – non toglie che continueremo a lottare e avere ancora maggiore fiducia nella magistratura”.