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Sbranata da un branco di cani a Satriano, non regge l’appello della Procura: si conferma la pena di 3 anni per Rossomanno

Non regge l’appello della Procura, rimane invariato il verdetto per il responsabile dell’omicidio di Simona Cavallaro la giovane donna sbranata da un branco di cani a Satriano il 26 agosto del 2021.

La corte d’Assise d’appello di Catanzaro conferma la condanna di 3 anni nei confronti di Pietro Rossomanno, il pastore proprietario del branco di cani da guardiania che attaccarono, senza lasciarle scampo, la giovane nella Pineta di Monte Fiorino.

Una delle vicende di cronaca più cruente che la provincia catanzarese ricordi, ricostruita minuziosamente dalla Procura della Repubblica di Catanzaro che aveva chiesto una condanna di 15 anni per Rossomanno accusato anche di introduzione e abbandono di animali nel fondo altrui, pascolo abusivo, invasione di terreni ed edifici.

La sentenza di primo grado aveva lasciato l’amaro in bocca ai magistrati che avevano contestato la riqualificazione del reato da omicidio volontario a delitto colposo alla base del ridimensionamento della pena del pastore.

Sul piatto dei giudici della Corte d’Assise l’intera cornice dell’evento, che si era verificato in un contesto profondamente illecito in cui, avevano evidenziato, vi era l’ “abitudine del pastore di lasciare pascolare arbitrariamente il gregge, in un’area attrezzata per pic nic, senza alcuna autorizzazione, nell’ambito di un’attività di pastorizia esercitata all’insegna dell’illegalità”. Una decisione per il Pm “illogica e contraddittoria” che viene però ora confermata: le motivazioni entreranno nel merito della vicenda che a Satriano era stata oggetto di precedenti denunce da parte di altri cittadini che avevano ammonito del possibile pericolo rappresentato dal branco, che già prima dell’omicidio della giovane si era dimostrato pericoloso.

Il Gup in precedenza aveva premiato l’atteggiamento collaborativo del pastore che subito dopo la notizia della morte di Simona aveva partecipato attivamente alle operazioni di cattura dei cani e a quelle di circoscrizione del gregge.

In Appello si ridimensiona invece la posizione della madre del pastore, Maria Procopio, chiamata a rispondere in concorso dell’omicidio colposo, che ha visto ridotta la propria condanna da otto a cinque mesi e dieci giorni di reclusione e a 48 euro di multa. Per lei il riconoscimento della responsabilità di aver invaso e occupato il terreno in località San Nicola di proprietà del Comune di Satriano in cui era stato rinvenuto l’ovile utilizzato per custodire il gregge.

Un verdetto che scuote il Basso Ionio catanzarese che si era mobilitato con una manifestazione senza precedenti per chiedere giustizia per la morte di una ragazza di 20 anni, che per i giudici, di fatto, è avvenuta senza alcun dolo.

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