L’ultima inchiesta giudiziaria che ha scosso la sanità pubblica calabrese, diventa un caso politico. All’indomani dell’emanazione di 13 misure cautelari, tra cui 11 arresti domiciliari, due obblighi di firma e numerosi sequestri patrimoniali, il Partito Democrativo chiede di fare chiarezza sull’intero sistema che potrebbe celare altre situazioni analoghe. Il cuore dell’indagine riguarda un presunto sistema fraudolento messo in piedi all’interno dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro, con il coinvolgimento dei reparti di Oculistica, Cardiologia, Gastroenterologia e Ginecologia.
Secondo le accuse, otto dirigenti medici, insieme a infermieri, funzionari amministrativi e all’ex responsabile dell’Ufficio Alpi (Attività libero-professionale intramuraria), avrebbero gestito per anni un lucroso sistema parallelo di visite intramoenia svolte in violazione della normativa. Le prestazioni sanitarie venivano effettuate in nero, rigorosamente pagate in contanti e registrate solo in minima parte nel sistema ospedaliero per simulare la regolarità del servizio. Le visite, in alcuni casi, si svolgevano durante l’orario di servizio pubblico, rallentando le liste d’attesa e inducendo i pazienti a rivolgersi alla sanità privata per accorciare i tempi.
Le accuse a carico degli indagati includono:
- Associazione per delinquere
- Truffa aggravata ai danni dello Stato
- Accesso abusivo a sistemi informatici
- Falsità ideologica in atti pubblici
- Peculato
- Falsa attestazione di presenza in servizio
- Emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti
- Riciclaggio e autoriciclaggio
Tra gli arrestati, figurano nomi di spicco della sanità calabrese, come Gianpiero Maglia (ex dirigente di Cardiologia-Utic), Marco Scicchitano (dirigente Oculistica), Mafalda Candigliota, Roberto Iuliano, Antonio Attisani, e Maurizio Gigliotti (ex legale rappresentante della Emmegi Hospital). Sequestrati anche beni a Giuseppe Perri (ex direttore di Oculistica) e Giuseppe Mauro (ex responsabile della Neurochirurgia), entrambi oggi in pensione.
Il sistema sarebbe stato agevolato da un uso sistematico e illecito dei registri informatici ospedalieri da parte dei dipendenti dell’ufficio Alpi, che retrodatavano le poche visite regolarizzate e indirizzavano i pazienti verso i medici coinvolti, favorendo il circuito illegale. Alcuni interventi chirurgici, come quelli per la cataratta, sarebbero stati effettuati abusivamente anche in cliniche private, con la consapevolezza dei gestori delle strutture. Parte dei proventi sarebbe stata successivamente “ripulita” attraverso false fatture.
Un’inchiesta dalla grave portata cheha spinto il Partito Democratico calabrese a intervenire con una dura nota firmata dal segretario regionale Nicola Irto. Il Pd ha espresso “grande preoccupazione” per quanto emerso, definendo l’indagine come potenzialmente “solo la punta dell’iceberg” di un sistema più esteso che trae vantaggio dalle falle del sistema sanitario pubblico. Irto ha chiesto al presidente della Regione e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto, di intervenire con urgenza: «Basta immobilismo. Servono trasparenza, controlli rigorosi e un impegno concreto per tutelare i pazienti e ridare credibilità alla sanità calabrese».
Secca la replica da Forza Italia, per voce del consigliere regionale Antonello Talerico, che ha accusato il Pd di «strumentalizzazione vergognosa», difendendo i tanti medici e operatori sanitari che, ogni giorno, lavorano in condizioni difficilissime con “dedizione e dignità”.