Nel cuore delle affollate e sovrapposte manifestazioni agostane della costa jonica calabrese, che rendono a tratti insostenibile questa parte della stagione, nel centro storico del paese di Montepaone un pomeriggio e una serata sono tati dedicati, nel quadro degli eventi patrocinati dal comune, alla riflessione e al confronto sulle drammatiche questioni dell’attualità. Nel tentativo di andare oltre e dietro la rappresentazione spesso falsata e parziale dei media, perlopiù nascosta e offuscata dietro la più “avvincente” cronaca nera, il confronto si è aperto dapprima nella splendida cornice della sala consiliare di palazzo Pirrò, laddove un nutrito gruppo tra giovani e meno giovani, ha assistito in maniera attenta e partecipa alla discussione del recente libro di Piero Bevilacqua (La guerra mondiale a pezzi e la disfatta dell’Unione Europea, Mimesis 2024): una lettura sempre più necessaria per tentare di capire il tempo che stiamo attraversando, con gli occhi di uno storico attento all’attualità, capace di farci andare oltre la spessa coltre di stereotipi e verità preconfezionate che ci impedisce di vedere la complessità dei fatti e di prendere posizione. Ne hanno discusso con lui Gregorio De Paola, Giuseppe Iozzo, Raimonda Bruno e Massimo Iiritano, aprendo poi lo spazio ad un vivace confronto di posizioni.
Nella seconda parte dell’evento, presso i locali della Casa d’Arte Visioni mediterranee, è stato poi presentato e discusso lo straordinario docufilm della regista e attivista palestinese Mira Sidawa: “The wall”. Un documento che ha consentito di entrare nel capitolo più oscuro e irrisolto della “guerra mondiale a pezzi”, dinanzi al quale non è lecito chiudere gli occhi. Mentre la comunità internazionale sembra ormai unanime nel condannare un massacro ormai ingiustificabile, il documento inedito ha consentito di entrare nel vivo del dramma palestinese attraverso gli occhi dei suoi diretti protagonisti. Ne è seguito confronto decisamente vivace guidato dai ragazzi del collettivo studentesco Sagitta di Catanzaro, nel quale è emerso in primo piano quella che è l’urgenza di verità e di giustizia che muove, nonostante tutto, la parte più consapevole e impegnata delle giovani generazioni, dianzi alla quale noi adulti abbiamo veramente tanto da imparare.
Nell’occasione, è stata allestista e presentata dalla curatrice Lara Caccia l’opera collettiva “Filoxenìa”, realizzata sotto la guida dell’artista australiana Virginia Ryan con la comunità multietnica di Camini. Esempio di una possibile “interazione” fatta di ascolto e accoglienza, unico antidoto possibile alle guerre e ai conflitti che ci assediano da ogni parte. L’opera è visitabile su prenotazione presso gli spazi della casa d’arte di Montepaone.