A poco più di un anno dall’ultimo episodio, il depuratore consortile di Soverato torna sotto sequestro. Stesso impianto, stessa Capitaneria di Porto, stessi sigilli. Ma con una differenza sostanziale: questa volta non parla nessuno.
Niente comunicati ufficiali, nessuna nota da parte degli enti coinvolti, né spiegazioni per la cittadinanza. Solo i cartelli appesi ai cancelli dell’impianto a certificare l’avvenuto sequestro, come in un giallo estivo dove il colpo di scena arriva in silenzio, e il pubblico resta senza sceneggiatura.
L’operazione è riconducibile a nuove ispezioni e prelievi effettuati nei giorni scorsi dal personale della Capitaneria. I risultati ufficiali non sono ancora stati divulgati, alimentando il clima di incertezza in una cittadina che, soprattutto in piena stagione balneare, avrebbe diritto a chiarezza e trasparenza.
E mentre il diritto all’informazione viene messo in stand-by, il dibattito torna alle tensioni del 2024: quando il sequestro provocò un duro braccio di ferro istituzionale, con i sindaci del comprensorio pronti a querelare i militari della Capitaneria. La vicenda si sgonfiò nel tempo, ma le criticità dell’impianto sono rimaste tutte lì, come anche il sottodimensionamento rispetto alle utenze servite.
Tra i tanti punti oscuri rimane soltanto la certezza manifestata dal sindaco Vacca che conferma di non aver mai ricevuto prescrizioni riguardo possibili malfunzionamenti dell’impianto e di essere sicuro sul fatto che qualsiasi siano i rilievi realizzati, nessuno sversamento sia mai arrivato in mare. A dargli supporto le analisi eseguite dall’Arpacal anche il 17 e il 21 agosto che hanno attestato ottime qualità nelle acque soveratesi.
“Che il nostro impianto abbia delle criticità è noto – ha dichiarato in esclusiva alla nostra testata – ma ciò non implica automaticamente che vi siano sversamenti in mare”.
Il depuratore consortile, infatti, è da anni al centro di segnalazioni e polemiche per il suo evidente sottodimensionamento rispetto all’utenza servita. La pressione demografica ha aggravato nel tempo le difficoltà di un impianto ormai vetusto e strutturalmente inadeguato, motivo per cui è in fase di costruzione un nuovo impianto nell’area di Satriano, destinato a servire l’intero territorio.
Il punto da chiarire è se quelle criticità siano o meno diventate emergenze.
A inquietare, nella vicenda , non è solo la situazione tecnica dell’impianto, quanto la modalità comunicativa (o meglio, la sua assenza). In città sembra infatti si continui a privilegiare la logica della scoperta accidentale: quella dove il cittadino viene a conoscenza dei fatti “per caso” in una realtà che apre un varco sul diritto a essere informati; anche e soprattutto quando le notizie sono scomode. ©RIPRODUZIONE RISERVATA