Si è conclusa con grande successo l’ottava edizione del Laterale Film Festival. Se altrove i cosiddetti film sperimentali stentano a catturare l’attenzione del pubblico, a Cosenza la situazione è ben diversa. Laterale, evento unico nel suo genere, ha saputo costruire nel tempo una vera e propria comunità intorno a un cinema che non si accontenta dell’ordinario, ma ha il coraggio di esplorare soluzioni alternative e fuori dagli schemi.
Nei giorni 29, 30 e 31 agosto, la manifestazione ha presentato al cinema San Nicola 19 film brevi di respiro internazionale. L’affluenza in sala è stata eccezionale, un segnale tangibile che dimostra come lavorare con dedizione e qualità, senza mai sottovalutare i gusti del pubblico, possa alla fine condurre a risultati concreti anche in una regione tradizionalmente ai margini dei circuiti culturali.
Ciascun film, con la sua cifra particolare, ha dialogato con gli altri inserendosi in una narrazione comune. La programmazione è stata articolata in tre episodi, ognuno con uno specifico titolo: Lo schermo nero, La pagina bianca, Le ripetizioni. Tre serate, tre motivi, tre possibili chiavi di lettura.
Nelle parole degli organizzatori, i cortometraggi laterali stimolano la partecipazione attiva degli spettatori nella creazione di significati e interpretazioni, offrendo così un coinvolgimento che apporta maggiore profondità alla visione dei film.
Anche le attività complementari predisposte dal team del festival hanno riscosso un ampio consenso. Tra queste, In Absentia, la mostra del Nucleo Kubla Kahn, in cui alcuni frammenti testuali hanno evocato visioni filmiche mai esistite e momenti di cinema solo immaginati; e Blaterale, due pomeriggi di approfondimento critico con le redattrici e i redattori delle riviste Memento Cinema e Lo Specchio Scuro. Quest’ultima iniziativa è stata sostenuta dalla fondazione svizzera Kosmos Kultur.
Laterale si conferma, dunque, un’indagine sulle possibilità espressive del cinema, che non si rivolge a una nicchia di addetti ai lavori ma, al contrario, si pone come riferimento trasversale in uno spazio di condivisione libero e stimolante. La sfida di “pensare cose invisibili” ha colpito nel segno ancora una volta.