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Infortuni e malattie professionali: presentato il report di INAIL e INCA CGIL. Rischi legati a carenze strutturali e all’organizzazione del lavoro

È stato presentato a Catanzaro il report d’indagine frutto della conclusione del progetto “Informare, prevenire, salvaguardare”, sottoscritto a febbraio 2019 da Inail, direzione regionale Calabria, e Inca, Istituto Nazionale Confederale di Assistenza della CGIL Calabria. Il protocollo tra i due istituti è stato stipulato con lo scopo di ampliare la promozione della sicurezza e della salute e la prevenzione delle malattie professionali e ha coinvolto sperimentalmente le strutture ospedaliere delle Asp di Catanzaro, Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia e Cosenza. Al progetto ha collaborato anche la Funzione Pubblica Cgil Calabria.

All’iniziativa hanno preso parte Angelo Sposato, Segretario Generale CGIL Calabria, Vincenzo Amaddeo, Direttore regionale vicario INAIL Calabria, Giovanni Aristippo, coordinatore regionale patronato INCA Calabria, Fabio Manca, Consulente medico patronato INCA Nazionale, Sonia Romeo, Sovrintendente sanitaria regionale INAIL Calabria, Sara Palazzoli, Presidenza patronato INCA nazionale.

“Questo progetto – ha sottolineato Vincenzo Amaddeo, Direttore regionale vicario INAIL Calabria -rappresenta il proposito dell’Inail, la costruzione di una cultura della prevenzione e la costruzione di una rete di rapporti, come quello con il patronato, per agire sinergicamente”.

Per il Segretario Generale CGIL Calabria Angelo Sposato dal rapporto del lavoro congiunto tra Inca e Inail emerge un quadro allarmante sulla salute nei luoghi di lavoro. La nostra è una regione vecchia e malata, che perde migliaia di giovani all’anno e dove l’età media nel lavoro pubblico è di dieci anni in più della media europea. Il blocco del turn over e delle assunzioni nella pubblica amministrazione, l’allungamento dell’età pensionistica, la precarietà del lavoro sempre più povero, la fuga dei giovani sono temi esiziali per il Sud. Aumentano le paure e le incertezze, gli stati emotivi, cause di ansia e depressione che accrescono in modo esponenziale le patologie professionali. Il tema delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro aumentano per tutti questi fattori. Serve un grande investimento sulla sicurezza del lavoro e sulla tutela individuale della salute”.

Ad illustrare i numeri del report il coordinatore regionale patronato INCA Calabria Giovanni Aristippo che ha sottolineato come ci sia in Calabria poca consapevolezza sulla correlazione tra malattie professionali e ambiente di lavoro. “Tutti i settori necessitano del nostro impegno e della nostra organizzazione – ha affermato Sara Palazzoli, Presidenza patronato INCA nazionale -, molto c’è da fare sull’emersione e il riconoscimento del danno da lavoro. Ecco perché spingeremo per fare formazione sui rischi legati al lavoro ai lavoratori”.

SINTESI DEI DATI

In Calabria gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati 10.270. Di questi 7.575 sono avvenuti nell’Industria e nei Servizi, 1691 in Sanità e Assistenza Sanitaria Sociale, 596 in Agricoltura, 2099 per conto tra i dipendenti statali.

Per quanto riguarda le malattie professionali nel 2022 quelle denunciate sono state 2148, di cui 1737 in Industria e Servizi, 76 in Sanità e Assistenza Sanitaria Sociale, 383 in Agricoltura, 27 tra i dipendenti Statali.

I dati rilevati nel report del progetto fanno riferimento al 2018, in base alla sottoscrizione del protocollo. La loro raccolta ed elaborazione, avvenuta tramite la somministrazione di questionari in forma anonima tra medici, infermieri, tecnici, operatori socio-sanitari, amministrativi e addetti alla pulizia in ambito sanitario, è stata resa più complessa dall’avvento del Covid.

Dal report emerge con forza un insieme di problemi legati alle carenze strutturali e all’organizzazione del lavoro, in termini di carichi e ritmi, con impatti negativi sulla qualità della vita anche se non percepita come strettamente legata alla situazione lavorativa.

Il settore si caratterizza per un’elevata presenza di problemi muscolo-scheletrici così come un’incidenza significativa di personale con una ridotta idoneità. Per quanto riguarda l’età, emergono delle specificità dovute alle differenti classi. Per i più anziani, oltre alle problematiche legate alla naturale senescenza, emergono problemi di salute legati alla maggiore esposizione temporale ai rischi sul lavoro, con una diffusione di patologie muscolo-scheletriche che interessa in alcuni casi più della metà del campione oltre i 54 anni. A questi problemi si aggiungono quelli di ordine psico-sociale determinati sia dall’organizzazione del lavoro che dalle tensioni dovute alle relazioni con i pazienti e i loro familiari.

Nel complesso, i rischi per la salute e la sicurezza secondo i lavoratori sono dovuti innanzitutto alle carenze strutturali e all’organizzazione del lavoro, in termini di personale mancante, carichi e ritmi intensi.

Un problema particolarmente rilevante che si identifica anche a livello nazionale è rappresentato dalla differenza percentuale tra il numero di malattie professionali denunciate e quelle effettivamente riconosciute ( anche se il comparto sanità rappresenta numeri relativamente migliori rispetto ad altri); tale dato poi incrociato con quello degli effettivi disturbi rilevati dall’ indagine, per quanto inficiati dall’età relativamente elevata del campione esaminato, rileva come oltre una difficoltà nella denuncia o possibile correlazione dei disturbi con l’attività lavorativa svolta, vi sia obiettivamente un valutazione per noi sottostimata da parte delle strutture deputate al riconoscimento.

Tale affermazione verrebbe corroborata dalla differenza che raggiunge quasi il 50% di riconoscimenti (anche se differenti) tra malattie professionali e cause di servizio.

In generale, come mostra anche la poca conoscenza delle procedure per la sicurezza in caso di puntura di ago, sembra esserci una minore attenzione al tema degli infortuni e una scarsa cultura della prevenzione per le malattie professionali.

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