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Confartigianato: “Caro-bollette ancora pesante in Calabria. Serve una strategia energetica regionale stabile”

La Calabria continua a pagare un prezzo elevato per l’energia e a risentire degli effetti della crisi energetica e della frenata degli investimenti green. È quanto emerge dal report “Le sfide energetiche e della transizione green per le imprese della Calabria – Key Data 2025” dell’Osservatorio MPI Confartigianato Calabria, che fotografa un sistema produttivo ancora sotto pressione ma anche ricco di potenzialità da valorizzare.

Nel 2024 le imprese calabresi dei settori a maggiore concentrazione artigiana e di micro e piccola impresa – alimentari, moda, legno, metalli e manifatture varie – hanno sostenuto un costo per l’energia elettrica pari a 53 milioni di euro, con uno spread di 10 milioni rispetto alla media europea. A livello nazionale, le MPI italiane pagano l’energia il 22,5% in più della media UE, anche per effetto di tasse e oneri parafiscali più che doppi rispetto alla media europea.

La spesa delle famiglie calabresi per energia elettrica e gas ammonta a 1,2 miliardi di euro, pari al 5,6% della spesa totale (contro il 4,7% della media nazionale) e al 3,3% del PIL regionale, dato più alto d’Italia. Le province di Cosenza e Vibo Valentia registrano la maggiore incidenza sul PIL (rispettivamente 3,7% e 3,5%), seguite da Crotone (3,2%) e Reggio Calabria (3,1%).

Sul fronte dell’inflazione energetica, i prezzi di elettricità e gas in Calabria restano ancora del 44,4% superiori rispetto al 2021, pur con una dinamica meno accentuata rispetto al dato nazionale (+49,8%). Un segnale che evidenzia come la bolla dei prezzi non sia ancora del tutto rientrata.

Altro indicatore critico riguarda gli investimenti in tecnologie a minor impatto ambientale: nel 2024 solo il 24,9% delle imprese calabresi ha investito in soluzioni green, in calo di quasi cinque punti rispetto al 2023. A guidare la classifica regionale è Vibo Valentia (30,8%), seguita da Reggio Calabria (29,9%), mentre a Cosenza la propensione è scesa drasticamente (-11,5 punti).

A pesare è la stretta creditizia e il ritardo nell’attuazione del piano “Transizione 5.0”, che ha lasciato inutilizzati oltre 3,9 miliardi di euro a livello nazionale, pari al 63% delle risorse disponibili.

Nonostante le difficoltà, il tessuto produttivo calabrese mostra un forte orientamento alla sostenibilità: l’83,4% delle nuove assunzioni previste richiede competenze legate al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, ma quasi un lavoratore su due (48,1%) è difficile da reperire.

«La fotografia del nostro Osservatorio – commenta Salvatore Ascioti, presidente di Confartigianato Imprese Calabria – mostra con chiarezza che la transizione energetica non può essere sostenibile se non è anche equa. Le micro e piccole imprese della Calabria affrontano ogni giorno un doppio svantaggio: costi energetici ancora troppo alti e difficoltà di accesso agli incentivi. Eppure, nonostante questo, quasi una su quattro ha già scelto di investire nel green. È un segnale di fiducia che va raccolto e accompagnato».

“La priorità – aggiunge Ascioti – deve essere quella di costruire una strategia energetica regionale stabile e condivisa, che coniughi politiche industriali, formazione e innovazione. Abbiamo bisogno di un piano energetico calabrese che favorisca l’autoproduzione da fonti rinnovabili, sostenga gli investimenti delle imprese e riduca la dipendenza esterna. La competitività delle nostre aziende passa da qui, così come la possibilità di costruire un’economia più resiliente e sostenibile per tutto il territorio”.

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