Il 16 agosto 1972, nel mare Ionio antistante Riace Marina, il subacqueo dilettante Stefano Mariottini scorgeva un braccio spuntare dal fondale sabbioso, dando inizio alla straordinaria scoperta dei Bronzi di Riace . La statua B (il guerriero “anziano”) fu recuperata il 21 agosto, seguita il giorno successivo dalla statua A (“giovane”) .
Tra le pochissime statue greche a grandezza naturale in bronzo giunte fino a noi, i Bronzi sono realizzati con il metodo della cera persa (“lost-wax casting”) e presentano dettagli raffinati come denti in argento, ciglia, sclere in avorio/calcare, labbra e capezzoli in rame .
L’origine, gli autori e la destinazione delle statue restano ancora avvolti nell’enigma: nonostante le numerose teorie, non è emersa alcuna attribuzione definitiva .
Oggi le statue sono visibili nella Sala Bronzi del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, mantenuta in microclima controllato (umidità 40–50 %, temperatura 21–23 °C) .posizionate su piattaforme antisismiche in marmo di Carrara con sistemi di ancoraggio in acciaio, per proteggerle da scosse e oscillazioni .
Dal settembre 2023, è in corso un nuovo programma di monitoraggio, visivo e strumentale, in collaborazione tra il MArRC e l’Istituto Centrale per il Restauro, sotto la guida del personale del museo .