Il testimone di giustizia non sarebbe attendibile e il Gip concorda la richiesta di archiviazione del procedimento penale a carico dell’ indagato per l’attentato alla Guglielmo S.p.A. La vicenda era partita nel 2022 dalla denuncia per l’incendio scoppiato all’esterno della nota torrefazione calabrese, in prossimità della Statale 106, che ha coinvolto materiali plastici, pallet in legno e alcune autovetture. Le prime indagini hanno accertato da subito la natura dolosa dell’evento, provocato con il lancio a distanza di un razzo da segnalazione nautica, fatto partire da una collina posta a circa 140 metri dall’azienda. La denuncia, presentata dal presidente della Guglielmo, non indicava sospetti specifici né elementi utili all’individuazione dei responsabili, sebbene facesse cenno a precedenti atti intimidatori subiti dall’azienda, tra cui minacce e incendi di mezzi societari. Una posizione rivista nel corso del tempo da Matteo Tubertini, socio e consigliere delegato della Guglielmo S.p.A., che aveva rilasciato diverse dichiarazioni avanzando ipotesi legate a dinamiche concorrenziali nel settore del caffè. Un punto di svolta era arrivato con il ritrovamento da parte di Tubertini di una lettera anonima e di un accendino a forma di proiettile, recapitato alla sua residenza a Bologna. Comunicazioni in cui si faceva esplicito riferimento all’identità del mandante dell’incendio e all’esecutore materiale. Accuse ribadite da un ex collaboratore di giustizia e autore autoproclamato della missiva anonima. A finire nel vortice era stato un uomo all’interno di accuse che però non hanno trovato riscontri oggettivi all’interno delle indagini che non hanno prodotto elementi concreti a sostegno dell’accusa e che si sono basate sulla non credibilità dell’ex collaboratore, già condannato in passato per calunnia e false dichiarazioni. Una linea condivisa dal giudice per le indagini preliminari che ha sposato la tesi del pubblico ministero, osservando come l’intero impianto accusatorio fosse basato su supposizioni, intuizioni personali e una fonte dichiarativa notoriamente inattendibile. Una visione a cui si sono opposti i querelanti che hanno chiesto ulteriori approfondimenti investigativi sollecitando l’escussione di nuovi testimoni, nel tentativo di dimostrare un’azione concorrenziale illecita. Richieste però considerate esplorative e prive di elementi concreti dal Gip che ha disposto l’archiviazione, ritenendo insussistenti gli estremi per proseguire l’azione penale. Un provvedimento che risolve con un nulla di fatto un’inchiesta seguita dal mondo imprenditoriale calabrese che non ha retto all’esame della giustizia penale.