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Soverato: la città del “bello” dimenticato. Il grido del comitato Pro Orto Botanico

Il paesaggio non è solo ciò che si vede, ma ciò che si vive. È questa la sintesi del comunicato diffuso nei giorni scorsi dal Comitato Pro Orto Botanico, che denuncia apertamente lo stato di abbandono, degrado e snaturamento che sta colpendo luoghi simbolici e identitari di Soverato.

”Il paesaggio è l’espressione-si legge nel comunicato- dell’interazione tra elementi naturali e antropici; quando rispecchia armonia e cura del bello denota un ambiente sano e integro. Al contrario, il degrado manifesta distruzione, abbruttimento e impoverimento dei luoghi, degli ecosistemi e la perdita di biodiversità. Non solo: il degrado è anche sinonimo di malsano, nocivo, dannoso. Pertanto, il degrado e la perdita dei caratteri paesaggistici storicamente acquisiti sono da correlarsi all’abitabilità dei luoghi ma anche alla perdita di un patrimonio naturalistico, culturale, estetico. Lo stesso Codice dei beni culturali e del paesaggio indica un nuovo concetto di tutela che riguarda non solo i paesaggi “straordinari” ma anche e forse soprattutto i paesaggi “quotidiani” da riqualificare e valorizzare. Il Codice indica, infatti, tra gli obiettivi di tutela e di valorizzazione del paesaggio il recupero dei valori culturali che esso esprime. A Soverato non vi è stata finora alcuna cura dei paesaggi identitari. In nome della “riqualificazione” sono stati stravolti i luoghi ai quali era intimamente legato l’immaginario dei soveratesi. Ausiliatrice, “la piazzetta”, che era un punto nevralgico di ritrovo per i giovani e non solo, trasformata in un luogo anonimo, senza anima e senza vita; l’Orto botanico Santicelli, un parco verde appartenente a tutta la comunità, trasformato in un’area degradata e spoglia, utilizzabile solo di notte ed a pagamento per gli spettacoli estivi, quando illuminando il palcoscenico tutto il resto rimane al buio; infine ma non ultima, la località San Nicola. Il luogo identitario per eccellenza, un sito millenario, il più antico di Soverato, dove coesistono le grotticelle funerarie dell’Età del Bronzo e la cava romana più grande di tutta la Calabria. Assurdo solo pensare di non valorizzare appieno un sito di tale importanza e di tale bellezza. È inconcepibile che si costruiscano, invece, strutture balneari fissandole sulla cava con cemento armato a pochi metri dalla battigia e, come se non bastasse, si lasci tutto all’incuria del tempo e degli uomini. Un bene tutelato da vincolo archeologico violato e sminuito da un immondezzaio con rete di cantiere in plastica semisepolta dalla sabbia, viti e chiodi arrugginiti mescolati alla sabbia, assi di legno, pezzi di cemento e di roccia sparsi ovunque. La deturpazione di risorse naturali e di caratteri culturali, storici, visivi, morfologici, la banalizzazione e l’impoverimento, trovano qui la massima espressione. Per una città che si fregia della “Bandiera blu” non è male! La consapevolezza che la perdita di identità e di riconoscibilità paesaggistica del luogo, determinata non da eventi naturali ma solo da interventi antropici, modificandone radicalmente i caratteri di identità e riconoscibilità e danneggiandone il valore culturale, è ormai definitiva e irreversibile. Ma, ci chiediamo: esiste una progettualità in termini di cura del paesaggio, di sostenibilità e durevolezza, di ricerca del bello, di rispetto per la natura, per l’ambiente e per le persone che lo vivono? In una prospettiva di bonifica per ristabilire quell’equilibrio che si è storicamente determinato, quali sono le prospettive dell’amministrazione comunale per valorizzare questo pezzo di paesaggio ma anche per la cura del verde pubblico e dei pochi ulivi patriarcali ancora non abbattuti in nome dello sviluppo del cemento? Come si concilia questa incuria con la promozione del “Coast to Coast”, uno dei cammini più pubblicizzati della Calabria, che passa davanti all’ecomostro di San Nicola e del “Sentiero Soverato” del CAI e che attraversa l’Orto botanico? Quando si pensa di restituire al libero godimento della comunità soveratese l’Orto botanico, attualmente utilizzato soltanto in estate e solo a pagamento? Come si pensa di conservare i suggestivi resti di Soverato vecchia, fruibili ma non sicuri e in continuo e rapido degrado? Un primo segnale di sensibilità e di attenzione per l’ambiente e, se non per questo, per creare mitigazioni alle ondate di calore, sarebbe quello di invertire la rotta e seguire i consigli del prof. Stefano Mancuso: “contro il caldo migliaia di alberi al posto delle strade o le città saranno invivibili”. Bisogna iniziare subito a programmare gli interventi da attuare già nel prossimo autunno. Coerenza, impegno, rispetto per la natura e attenzione per i beni naturali e paesaggistici è ciò che cittadini e associazioni chiediamo. È forse troppo?”.

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