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Interruzione volontaria di gravidanza, Bruni: “La Regione garantisca un diritto sancito dalla legge. In Calabria troppe donne costrette a spostarsi”

“L’elevata adesione all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario calabrese rende di fatto difficile e, in molti casi, impossibile l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza nei tempi previsti dalla legge”. È quanto afferma la consigliera regionale del Partito Democratico, Amalia Bruni, in un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al presidente della Giunta regionale.
Bruni richiama con forza i principi sanciti dalla Legge 194/78, ricordando che “l’articolo 9 garantisce sì il diritto all’obiezione di coscienza, ma obbliga le strutture sanitarie pubbliche ad assicurare comunque il servizio, anche tramite personale non obiettore”. Tuttavia, in Calabria – come si legge nell’atto ispettivo – “si registra una diffusissima adesione all’obiezione di coscienza con una percentuale molto elevata di personale medico e sanitario obiettore, con punte che in alcune aziende ospedaliere superano l’80%”.
Una situazione che, secondo la consigliera, compromette seriamente la possibilità di accedere al servizio IVG: “Il servizio è attivo in pochissimi presidi ospedalieri, con gravi carenze di personale medico non obiettore che comportano un eccessivo carico di lavoro per i pochi professionisti disponibili, interruzioni del servizio non programmate e tempi d’attesa incompatibili con i limiti previsti dalla legge”.
L’interrogazione evidenzia inoltre come questa condizione generi “una grave disuguaglianza geografica e sociale, in quanto manca una rete territoriale strutturata e omogenea che garantisca una reale equità nell’accesso al servizio su tutto il territorio regionale, ulteriormente penalizzando le donne in condizioni economiche svantaggiate o impossibilitate a spostarsi”.
Da qui le domande rivolte al presidente della Regione: Bruni chiede di sapere “se risulta a conoscenza della reale situazione nei singoli presidi ospedalieri in merito alla percentuale di obiettori di coscienza e alla conseguente accessibilità effettiva al servizio di IVG”, e di conoscere “una mappatura dettagliata delle strutture sanitarie pubbliche in cui è attualmente possibile praticare l’interruzione volontaria di gravidanza, indicando per ciascuna sede la presenza effettiva di personale non obiettore e la continuità del servizio (giorni, orari, limitazioni)”.
Ancora, la consigliera chiede “quali iniziative concrete intenda attuare nel breve e medio termine per superare le attuali difficoltà e garantire il rispetto dei diritti sanciti dalla legge” e “quali strumenti intenda mettere in campo per attrarre personale medico non obiettore presso le strutture sanitarie calabresi”, come “incentivi economici e professionali” o “la possibilità di riservare nei bandi di concorso una quota specifica di posti per personale non obiettore”.
Bruni conclude richiamando l’esempio della Regione Sicilia, che ha recentemente approvato una norma per l’assunzione di personale dedicato all’IVG, nel rispetto del bilanciamento tra libertà di coscienza e diritto alla salute: “È tempo che anche la Calabria si assuma le proprie responsabilità, mettendo in atto misure strutturali per garantire pienamente un diritto troppo spesso negato nei fatti”.

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