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Associazioni antiabortiste nei consultori: la consigliera regionale Bruni deposita una mozione

Una mozione finalizzata a manifestare il proprio dissenso alla legge che prevede la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori, stimolare un dibattito nelle sedi competenti, a partire dalla Conferenza delle Regioni e soprattutto chiedere alla Regione Calabria di non applicare la norma prevista.

L’atto, depositato questa mattina all’attenzione del presidente della Giunta regionale, porta la firma della consigliera regionale del Pd, e vice presidente della Commissione Sanità, Amalia Bruni, che ha raccolto le sollecitazioni della Conferenza regionale delle Democratiche, rappresentata dalla portavoce regionale Teresa Esposito e dalle portavoce provinciali Lidia Vescio, Barbara Panetta, Vladimira Pugliese, Simona Colotta e Benedetta Ventura.

“La legge 194 del 22 maggio 1978 garantisce il diritto all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) in strutture pubbliche e convenzionate del Servizio Sanitario Nazionale – si legge nella premessa della mozione -. Questa legge ha rappresentato un progresso significativo per il diritto all’autodeterminazione procreativa e alla salute delle donne, riducendo i rischi legati agli aborti illegali. Dal 1978, i consultori familiari hanno migliorato la consapevolezza procreativa e offerto la possibilità di aborti terapeutici in sicurezza. Lo Stato deve garantire strutture adeguate e personale qualificato per l’IVG, coprendo i costi e fornendo assistenza pre e post intervento.

“I consultori familiari sono essenziali per l’assistenza alle donne che scelgono l’IVG, offrendo informazioni sui diritti, servizi sociali, sanitari, assistenziali e certificati necessari – si legge ancora nel corpo della mozione -. I consultori sono importanti presidi sanitari territoriali, il cui rafforzamento è necessario per rendere i servizi accessibili e universalistici.

“Il 23 aprile 2024, il Senato ha approvato un emendamento che permette alle associazioni antiabortiste di operare nei consultori familiari. Questo emendamento, inserito nel decreto sulle misure finanziate dal PNRR, contrasta con una risoluzione del Parlamento europeo che inserisce l’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE – sottolinea ancora la consigliera Bruni -. L’emendamento prevede che le Regioni possano coinvolgere soggetti del Terzo settore nel sostegno alla maternità, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica: questo potrebbe limitare il diritto delle donne all’autodeterminazione, aumentando gli ostacoli all’accesso all’IVG. I soggetti antiabortisti non sono professionisti sanitari ma volontari con orientamenti ideologici, che potrebbero esercitare pressioni psicologiche e fornire consulenze fuorvianti”.

“I consultori familiari devono essere sostenuti e potenziati per tutelare la salute e il benessere delle donne – spiega ancora la consigliera Bruni -. È fondamentale evitare passi indietro nei progressi ottenuti nel campo dei diritti riproduttivi. Le Linee di indirizzo 2020 sull’IVG farmacologica dimostrano la possibilità di ridurre l’ospedalizzazione tramite soluzioni ambulatoriali adeguate. La legge 194 prevede già la presa in carico delle donne da parte di specialisti, e il coinvolgimento delle associazioni pro-life potrebbe compromettere la riservatezza del percorso di IVG”.

Con la mozione di cui la consigliera Bruni è prima firmataria, si chiede al Presidente della Giunta Regionale di “esprimere il proprio dissenso nelle sedi competenti, a partire dalla Conferenza Stato-Regioni, rispetto alla norma del Decreto 2 marzo 2024 n. 19; di non esercitare la facoltà di coinvolgere soggetti del Terzo settore nei Servizi Consultoriali, per evitare rischi di violazione della privacy e dei diritti delle donne. rafforzare l’investimento nei consultori familiari nonostante il sottofinanziamento statale”. Bruni sollecita inoltre il presidente Occhiuto a “garantire la presenza di medici non obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche calabresi per un accesso tempestivo all’IVG”, e “avviare un confronto con le associazioni per discutere lo stato e la programmazione governativa sull’accesso alla salute riproduttiva delle donne”.

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